Dodici immagini per comporre il movimento che re interpreta, in un vero d'après, la famosa Giuditta 1 di Klimt.
Giovane e ricca vedova di Betulia, Giuditta, quando ormai la città, giunta allo stremo delle sue forze, sta per arrendersi a Oloferne, generale di Nabucodonosor che l'assedia da tempo, passa accompagnata da una schiava e splendidamente abbigliata nel campo nemico: vi è ben accolta dallo stesso Oloferne colpito dalla sua bellezza. Ma, una notte, mentre il generale giace nella sua tenda oppresso dal vino, Giuditta gli taglia la testa e la porta, avvolta in un panno, nella città.
Isabella si raffronta con la Giuditta di Klimt e tramite ella con il proprio doppio, Oloferne diventa quindi il Doppelgänger di Giuditta.
Una costruzione che passa attraverso la costruzione di Oloferne, e successivamente nell’incontro carnale, nella danza erotica, di seduzione che porta, simboleggiando la decapitazione con lo strappo dell’immagine del doppio Oloferne, all’abbattimento del nemico e quindi anche dell’altra parte di sé.