Sofia

La violenza ti prende al collo, ti fa mancare il respiro, non solo quando la subisci, ma in tutta la tua vita. Non ti abbandona il senso di chiusura, il sentire le mani dell’altro che ti toccano, ti sporcano, ti strappano le mutande che tu tenti di difendere come ultimo baluardo. 

Le notti diventano la ripetizione dell’incubo, l’incapacità di vivere la propria sessualità e sensualità in maniera giusta. Il sentirsi sempre quel senso di mancanza di aria, anche quando si vorrebbe vivere la propria vita a pieni polmoni. E spesso tutto questo viene da chi ti è familiare o ti si proclama amico! 

Grazie Sofia, per aver portato a noi queste sensazioni, vivendole nel tuo corpo davanti all’obiettivo.

Torniamo sul tetto del mondo, per il progetto FOTOsintesi e il melograno svolge la sua azione tentatrice su Sofia, che se ne impossessa e comincia un'azione tra semi e succo.

Il frutto della fertilità diventa un oggetto di passione.

Lavorare su se stessi, su un dolore noto solo a te, che non viene chiamato con nome e cognome, ma viene espresso nel fisico, nello sguardo ... nelle lacrime.
Scattando una cosa che mi ha molto colpito è il movimento delle mani, che sembra che accarezzino, in realtà entrano nelle carni con una doppia significanza, sia di strappo che di conservazione.

Ad un certo punto mi accorgo che qualcosa è cambiato in Sofia, gà solo nella postura del corpo che tende di più ad allungarsi, ad essere meno contratto.
Le chiedo di continuare questo momento, questa fase più di sensualità, dove il corpo si allunga e le mani veramente cominciano ad accarezzarlo, non più a penetrarlo, creando un alone di auto sensualità, che ho tentato di rendere anche con uno sviluppo retrò.

Sofia mi chiede di uscire, di esere in mezzo alla natura. Partiamo e torniamo a Villa Sorra che ci accoglie tra i suoi alberi, molti caduti dopo le ultime bufere. Quasi una prigione, da cui poi Sofia evade in una folle corsa nei viali che circondano il parco della villa.

Essere sotto le stelle fa percepire quanto noi siamo piccoli al confronto dell'universo. Avere la forza di danzare e di portare questi movimenti nella camera ci permette di acquistare forza e dignità.
Questo ho voluto descivere con Sofia e la sua danza, la grandezza del creato, che sono astri, ma anche corpo e movimento.
Al mio fianco Cecilia aka tiqqunolam (e suo "fratello" Baloo che ha voluto un attimino di gloria anche lui)
Grazie al Tetto del mondo per averci accolti e ospitati!

Lo specchio è spesso una barriera, dato che permette il vederci, lo scoprirci diversi da come ci immaginiamo. La fotografia è complementare allo specchio, anche essa ci fa vedere come siamo, come ci vedono gli altri. Con Sofia siamo entrati in questo confronto, dove lei e il suo corpo si narravano a noi che, spesso attraverso gli specchi, raccoglievamo le riflessioni portate alla nostra attenzione, con le parole ma più spesso con le azioni.
Un set minimale, che non lascia spazio ad immaginazioni o letture sessuali del nudo. Solo un corpo che non si mostra ma si racconta.
Partner in questa avventura sempre Cecilia aka tiqqunolam (ed in una foto la vedete pure)

Un nuovo progetto prende forma, per ora solo nelle nostre teste, ma si comincia a lavorarci, con amiche con cui si è già collaborato, ma anche con nuovi contatti.
Ci siamo visti con Sofia, per studiarci e prendere le misure, e cominciare a pensare agli Arcani. Lavoro in studio, e all’aperto. Ecco qui i risultati.

Sofia – primo studio

Curiosità e un po’ di indecisione, nella “black box”